PURE + STEVEN ADLER'S APPETITE
Recensione del concerto insieme agli ADLER'S APPETITE all'Alpheus di Roma il 26/01/2005 sulla web zine DK666 CLICCA QUI
+PURE
Roma - 26/01/2005
Alpheus
Live report a cura der monnezZza
A distanza di un anno ritorna a Roma Steven Addler e la sua cover band. A
quanto pare la gente è stufa di aspettare il ritorno di quel malato
di mente di Axl Rose, e preferisce godersi i vecchi successi dei Guns in piccoli
locali con gli Addler's Appetite, piuttosto che aspettarli invano in stadi
olimpionici gremiti all'inverosimile. La serata inizia con i Pure, band romana
nata come cover-band dei Cult, ma che oramai si cimenta anche con altri classici
del rock. Naturalmente quando a Roma dici cover-rock non può che esserci
di mezzo il Jonna, ovviamente bardato con il suo gilet degli AC/DC. Niente
da dire. Energia e divertimento. Quello che uno pretende dal rock: serve altro?
Una sola richiesta. Con un cantante così le cover degli AC/DC è
meglio lasciarle perdere. Meglio fare i The Darkness. Il gruppo che segue
non so come si chiama e sinceramente non ho fatto nulla per saperlo (scopro
solo successivamente che sono i Decadenza). D'altronde era una cover band
che faceva anche dei pezzi propri, con la differenza che non mi sono piaciuti
granchè. Il cantante in particolare non mi è sembrato uno che
sa lasciare il segno. La gente comunque sembrava divertirsi durante la loro
esibizione. Io li ho trovati un pò troppo manieristi. Comunque erano
gli Addler's Apetite che volevo vedere e forse per questo non me li sono filati
parecchio. Parte "It' so Easy" e comincia la festa. Steven Adler
e company cominciano a sfornare nel gaudio generale pezzi di storia uno dietro
l'altro. Per me è gia orgasmo al secondo pezzo, quando spiattellano
con un un energia incredibile la mia preferita, 'Nightrain'. Potrei anche
andarmene, ma la band che Adler ha messo su, è composta da gente che
on stage sa davvero il fatto suo. Soprattutto Keri Kelly ha letteralmente
messo a fuoco le prime file con la sua Gibson. Un signor chitarrista, dove
tecnica, calore e una grande attitudine live, convivono in maniera esaltante.
Jizzy Pearl o è un grande imitatore o si è trapiantato le corde
vocali, perchè canta come chi sapete voi. La track-list oltre a comprendere
brani di "Appetite for.." ( da 'Rocket Queen' a 'Mr Brownstone'
a 'My Michelle') va a pescare anche nel materiale successivo con le classiche
hit 'Don't cry' e 'Knockin'on Heaven's door', e sorprendentemente con la magnifica
'Civil War'. Non mancano ovviamente i classici come 'Sweet Child of mine',
'Welcome to the jungle' (brano questo che io, oltre a considerare geniale,
reputo il manifesto sociale di una parte della storia odierna), e la conclusiva
'Paradise City'. Contenti? Di più: felici. La festa continua guys.
Il rock continua a vibrare nell'aria...